La pesca a mosca in provincia di viterbo

Cose curiose sulla pesca a mosca che forse non conosci

Nel mondo della pesca con la mosca vi sono tante cose curiose che forse non conosci

  • L’ “invenzione” del nylon risale al 28 febbraio 1935 e si deve al chimico Wallace H. Carothers della Dupont, che iniziò a commercializzarlo a partire dal 1938 . Perché questa fibra sintetica si chiama così? Vi sono diverse teorie
    • NYLON sarebbe l’acronimo di Now You Lazy Old Nippons che si può tradurre in “Ed ora ve la facciamo vedere noi, vecchi fannulloni di Giapponesi”.
    • Più verosimilmente, sarebbe invece l’acronimo di Now You Lose Old Nippon (adesso perderai, vecchio Giappone). Durante la seconda guerra mondiale il Giappone aveva bloccato l’importazione di seta dalla Cina, materiale che l’industria americana utilizzava per tessere i paracadute militari. Il nylon, infatti, fu il risultato di ricerche nel campo della chimica che avevano lo scopo di trovare una alternativa alle fibre naturali di origine orientale, fra cui la seta. La seta era la materia prima per confezionare le calze da donna. Secondo un’altra ipotesi, il nome deriva dalla combinazione delle sigle internazionali di due città: NY (New York) e LON Londra)
  • A qualche pescatore venne in mente di sfruttare le sue qualità di galleggiabilità, resistenza e duttilità. Piano piano il nylon soppiantò la “racine” e la seta utilizzate fino a quel momento per fare le lenze ed i finali.
  • Con l’avvento dei finali in nylon si venne a creare il problema del riflesso dei raggi del sole. Colpendo la superficie rotonda del nylon, infatti, si proiettava sia sulla superficie dell’acqua sia sul fondo del fiume creando ombre e riflessi fastidiosi per il pesce. Si cercò quindi una soluzione: sarebbe stato sufficiente far affondare il finale (anche di pochissimo) per ovviare all’inconveniente. Tuttavia, la galleggiabilità del nylon, se per un verso era era vantaggio per chi pescava a mosca secca, poneva un vero problema. Si provò in diversi modi: strofinare il finale nelle foglie di ortica, passarlo nel fango ed anche in una patata. Il contenuto del tubero pareva che permettesse di “sgrassarlo” a sufficienza per farlo affondare.
  • La patata risultò molto utile anche per evitarne l’arricciamento, soprattutto nel punto in cui il nylon subisce una frizione nella realizzazione del nodo. Contiene infatti la solanina, in grado di assorbire il calore e quindi ridurre lo stiramento del nylon.
  • Secondo Ronald (1836) i palmer volevano essere l’imitazione di bruchi caduti accidentalmente in acqua. L’origine del nome di questa mosca artificiale sembra legata ai Crociati ed ai pellegrini che tornavano alla propria casa dalla Terra Santa portandosi sulle spalle delle foglie di palma. Le punte delle foglie di palma li facevano somigliare a degli insetti, soprattuto quelli che girovagavano qua è là dopo aver fatto voto di povertà. Per associazione, si iniziò a definire “palmer” (dall’inglese, “colui il quale trasporta le (foglie di) palma) quegli insetti che si muovono in modo scoordinato e sconclusionato. In particolare, si riteneva che i bruchi fossero usi a compiere in tal modo lunghe distanze, da qui la definizione di “palmer worm”, ossia bruchi/vermi che si muovono in modo scoordinato per lunghi tratti.
  • Molti seguaci di Halford erano uomini di elevato rango sociale che potevano permettersi di perdere una giornata di pesca se le condizioni non erano perfette. Ma molti altri, meno fortunati, non avevano la stessa disponibilità temporale da poter trascorrere sulle rive di un fiume e dovevano cercare di trarre il massimo dalle loro giornate di pesca. Si trovarono pertanto costretti a “sperimentare” tecniche di pesca non contemplate dai dettami di Halford.

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