Halford e la mosca sommersa erano destinati a non andare mai d’accordo. Mancandogli l’abilità necessaria, non riusciva ad accettare l idea che fosse una tecnica utile ed arrivò a questa conclusione molto presto senza più cambiare idea. Molto semplicemente, se non era in grado di fare una cosa era convinto che nessun altro fosse un grado di farla.
Che fosse un tipo molto pratico, lo si è evince anche in un articolo apparso sul The Field del febbraio del 1886 nel quale asseriva fermamente che la mosca sommersa era inutile e non apprezzava il fatto che i pescatori sprecassero il proprio tempo sul fiume.
Non negava che si potesse fare qualche cattura saltuariamente, ma solo per puro caso, e non era una tecnica affidabile sebbene citi la famosa affermazione di Francis Francis: “L impiego giudizioso e perfetto della mosca in superficie, sommersa e fra le due acque evidenzia l’abilità del pescatore a mosca “.
Non traggano in inganno alcune sue affermazioni che sembrano essere positive nei confronti della sommersa. Esse sono infatti riferite ad ambienti diversi dai chalk stream: “Per quanto si possa sostenere l’efficacia della mosca sommersa, vi sono corsi d’acqua e situazioni metereologiche in cui non regge il paragone con la mosca secca”. Leggendo tra le righe, non ho nulla in contrario contro la sommersa se praticata in fiumi diversi dai chalk stream.
Sempre sul The Field (settembre 1887), appare un suo articolo che avrà ripercussioni nel dibattito sulla pesca a ninfa che si tenne al The Flyfishers’ Club nel 1938, ben dopo la sua morte (1914):
“Alcuni lettori si domanderanno perché le subimmagini allo stadio ninfale non dovrebbero essere imitate. Ritengo che la difficoltà non sia nel realizzare l’imitazione ma nell’impartirle il giusto movimento.”
E ancora: “Si possono imitare le ninfe ma non le contorsioni che compiono.” Con buona pace per la attuale pesca a filo.
Nel 1899 la sua posizione diviene ancora più rigida: nel suo articolo “Etica della mosca secca” afferma che la mosca sommersa non solo non è efficace ma infrange anche le regole del corretto comportamento sportivo: ” Raramente permette di riempire il cestino e, se praticata a lungo, rende le trote molto diffidenti e quasi inavvicinabili”.
Da buon uomo di commercio, sosteneva che la mosca a secca è così attraente che la gente è disposta a pagare per poterla praticare, argomento che interessava da vicino molti possidenti preoccupati dalle perdite economiche legate dalla depressione nel mondo agricolo.
In questa ottica, la sommersa veniva guardata con diffidenza e finanche osteggiata: se la sommersa non è divertente quanto la secca e per di più mi spaventa i i pesci, rischio di allontanare il cliente dal mio tratto di fiume…
Ovviamente non erano tutti dello stesso avviso: J.W.Hills scrisse che “Nel 1902 regnava un despota: era ammessa solo la mosca secca”.
È evidente che, al di là del fascino della bollata e di tutte le altre componenti della mosca secca, vi era anche (soprattutto) un risvolto economico.
Ed anche la visione etica differiva molto da quella attuale: si pescava “per il cestino” ed il rilascio era previsto nei casi sottomisura e non certo per contrastare il depauperamento del pesce, che veniva regolarmente immesso per mantenere il fiume costantemente attraente per i clienti/pescatori
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Ovviamente la storia non finisce qui: vi sono ancora tante pagine da leggere, da studiare, da interpretare e contestualizzare e non si arriverà mai alla verità. Ma è la verità che stiamo cercando? Quale verità, soprattutto?
E allora restiamo e peschiamo a cuore leggero come più ci piace: ne ricaveremo una soddisfazione maggiore.
OV