La pesca a mosca in provincia di viterbo

Rispetto ambientale: un’utopia?

Rispetto ambientale: un’utopia? Da anni ci battiamo – evidentemente senza nessun successo – contro l’utilizzo “improprio” di corsi d’acqua a parte di coloro che dimostrano di non averne.

Una massa di persone – di cui solo una minima parte debitamente preparate e consapevoli – che si riversano indiscriminatamente nei torrenti, e più piccoli sono, tanto meglio.

Non vogliamo demonizzare chi fugge dal caldo e cerca refrigerio. E’ comprensibilissimo. Meno comprensibili sono i comportamenti che molti di questi pseudo-ecologisti dell’ultima ora tengono quando affrontano inadeguatamente questi ambienti.

Giornata tipica di pesca in un torrente.

Corso d’acqua facilmente accessibile dove si notano diverse ostruzioni dell’alveo a mo’ di diga per creare artificiosamente un laghetto con conseguente rimozione e spostamento di massi. Non ci sono leggi che lo vietino. Tutto regolare e niente di drammatico se si trattasse di qualcosa di limitato e non limitante, come spesso si incontra, il deflusso idrico con asportazione e rimozione di sassi molto grossi, diversi dei quali addirittura strappati alla riva.

Risalendo il corso d’acqua evitando di entrarvi

Risaliamo in due, rasentando la riva e cercando di non entrare in acqua se non per portarci in punti ben definiti, evitando di “arare” il fondo per evitare di asportare materiale bentonico.

In lontananza sentiamo il classico sciacquio di chi percorre quasi correndo rumorosamente il fiume controcorrente. Maglietta, calzoncini, scarpette.

Buon giorno, potrebbe cortesemente saltare questo pezzo dove sto pescando? C’è un comodo sentiero che costeggia il fiume ed eviterebbe di disturbare e potrebbe continuare venti metri più avanti… Non capisce, è tedesco ma ripetendo in inglese comprende quello che ho chiesto. In un italiano stentato ed un po’ di inglese mi fa capire con alterigia e sufficienza mista ad arroganza che è qui per camminare in acqua e che non è vietato farlo. Giusto, ma evidentemente la sua materia grigia non va molto d’accordo con la cortesia.

Ribatto in inglese il concetto e spiegandomi meglio. Alla fine accetta, seppure a malincuore e “salta” la piana rituffandosi tuttavia in quella successiva sollevando una nuvola di sabbia che si riversa nella buca in cui volevo pescare. Non mi resta che sedermi sulla sponda ed aspettare che sul fondale si ridepositi la sabbia e che i pesci si tranquillizzino.

Proseguo verso monte prendendo il sentiero e saltando molte postazioni promettenti dove è ormai inutile provare.

Ecco una lama interessante con relativa cascatella in testa. Micro bollata mezzo metro sotto il salto d’acqua. Mandria vociante che scende correndo e saltando dentro l’acqua guidata da un tale che si qualifica – e chi glielo ha chiesto? – come “guida turistica ecologica”: mi vedono e si bloccano a cinque metri dalla cascata, ovviamente restando a mollo. Un signore si avvicina molto cautamente (bravo!), mi si pone di fianco, gomito a gomito (???) e mi fa alcune domande. Una signora del gruppo prende un sasso dal fondale e glielo tira, facendolo cadere però al centro della buca. Ovviamente lo scopo era di fargli uno scherzo, e di bagnarlo. Il signore si scusa – ma non la signora – per la doccia che mi sono preso e ripartono verso valle baldanzosi sollevando onde degne di uno tsunami. Rimango lì come un deficiente (e magari lo sono, ché avrei dovuto dirgliene quattro…).

Un’ora dopo mi trovo su un guado. Ecco, questa è una cosa positiva: qualcuno delle alte sfere ha deciso di segnalare dove sono i guadi, così che gli interessati possano utilizzarli ed evitare di entrare indiscriminatamente nel fiume. E’ un “servizio” pensato soprattutto, ma non solo, per i cowboy di casa nostra, guidati da (si spera) esperti cowboy (sempre de noartri).

Ed in effetti ecco gli zoccoli che battono sui sassi… 4, 8, 16, 32, 64… mi viene a mente chissà perché il generale Custer e l’intero 7° cavalleggeri, evidentemente inseguiti da un’orda di pellerossa, che si getta a trotto veloce nel fiume. Dice… appunto, c’è il guado… No, no, ho detto “nel” fiume, nella lama che ho davanti, risalendola per oltre cento metri. “NEL” fiume, mica “usando il guado”…

Il fegato comincia a dolere, ma siamo stoici: tiremm innanz…

Dopo aver risalito tutta la lama restando in acqua, è il momento di uscire per passare alla lama successiva…

Altra bellissima lama: i pesci li vedi grazie alla limpidezza dell’acqua. Ti metti al riparo dietro ad un grosso arbusto, valuti il lancio, scegli la mosca, falsi lanci… che c’è, ancora? Chiacchiericcio, risate… 2 giovani che zaino in spalla percorrono il sentiero. Beh, c’è il sentiero, no? Ma che fate? Fermi! Un attimo! Mi guardano attoniti: stiamo facendo torrentismo (conciati così, magliette, costumi da bagno…?), mica è vietato! E dagli con sta faccenda del vietato… Ma almeno non gettare le bottiglie di plastica in acqua vuote… glielo fai notare e… scusa mi è caduta, va beh, tanto scende con la corrente…

Scendo a valle a raccattare l’idiozia fatta da uno ancora più idiota per tirargliela ma quando torno al cespuglio sono già spariti dietro alla curva. Camminando in acqua, ovviamente.

Da monte vedo il collega con il quale ho condiviso questa giornata di non-pesca che scende sconsolato. Non gli chiedo nulla: l’espressione del viso è più che eloquente.

Facciamo il punto.

Tutto ciò non è vietato: entrare in acqua, fare il finto cowboy, lo pseudo-torrentista… per l’amor del cielo, tutto regolare, ma dove non c’è una legge che lo impedisca dovrebbe prevalere il buosenso.

Ma questa moda di “avvicinamento” (io lo definirei “stupro”) alla natura così esasperata che non tiene conto delle necessità di un ambiente così fragile come quello di un torrente finirà con il deturpare irrimediabilmente il corso d’acqua.

Mi rendo conto che viviamo nell’era della maleducazione e dell’ignoranza, dove un manipolo di deficienti (mica tutti, per carità! abbiamo incontrato anche diverse persone consapevoli e coerenti) con un’infima cognizione di cosa sia un  comportamento democratico e rispettoso (soprattutto dell’ambiente) ha la meglio sugli altri.

Il  “turismo consapevole” di qualche anno fa ha calato le braghe di fronte al “Turismo inconsapevole” e si prostituisce per spartirsi la fetta di mercato cercando sbocchi effimeri e dannosi che lasceranno gli operatori di settore con un pugno di mosche.

Quello che più dà da pensare è che tutta questa gente che si crede padrona del mondo molto spesso viene spinta a compiere questo deturpamento ambientale fomentata dalla pubblicità da parte di alcune organizzazioni che si definiscono “ambientali” od “ambientaliste” solo per il fatto di portare persone che non sanno distinguere un’oca da una gallina in mezzo alla natura.

Nulla di male, anzi tutto di bene per il portafoglio, e quindi giustificabile. Ma nel prezzo dell’escursione dovrebbe essere inclusa almeno una infarinatura su come comportarsi lungo (e non dentro) i fiumi, spiegando che entrando in massa nell’alveo e magari strascicando i piedi sul fondale si danneggia una enorme quantità di benthos (e le guide ecologiche dovrebbero sapere di cosa si tratta) così come spostando sassi dal fondo per realizzare dighe, e che gettare bottiglie vuote è altrettanto pericoloso per l’ambiente…

Concludendo?

Dice, ma anche i pescatori entrano in acqua e quindi…

Certamente, anche noi non siamo esenti da colpe ma solo i più intelligenti ed i più rispettosi dell’ambiente lo fanno cum grano salis e solo nei punti in cui non possono fare altrimenti, scegliendo invece il sentiero o la sponda ove possibile. Soprattutto quando frequentano torrenti dove i danni possono essere importanti.

«Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce mangiato, e l’ultimo fiume avvelenato, vi renderete conto che non si può mangiare il denaro». Toro Seduto era considerato un selvaggio. Ma certamente non era un pirla.

E la pesca, come è andata? Ma che domande fai???

Accesso al sito

Effettua l’accesso per visualizzare i contenuti a te dedicati