Quante volte vi sarà capitato di passare sopra quel ponte all’entrata del paese di Marta. E magari vi sarete pure fermati a guardare sotto al ponte (non negatelo… lo fanno tutti i pescatori!!!) cercando di individuare, fra il riverbero della corrente, il pesce più grosso. E, alzando lo sguardo, la vista corre lungo le due rive, qui canalizzate, di cemento. In fondo, prima della curva oltre la fine del cemento, il fiume si restringe un poco, la corrente si ravviva e fa promesse allettanti. Ogni tanto la corrente uniforme viene interrotta da un cerchio. Uno qui, uno là… sagome scure guizzano e riflettono l’argento dei fianchi…
Il Marta alle “sorgenti”
L’ambiente circostante è tipico cittadino. A monte del ponte, solo meno di un centinaio di metri prima dell’inizio del porticciolo, ove vige divieto di pesca: il Marta nasce qui. Un tratto breve, brevissimo, forse un po’ monotono ma è un bene prezioso. Qui puoi passare un paio d’ore in extremis: non ti servono stivali (una sorta di marciapiedino permette di percorrere tutto il tratto ), è facilmente raggiungibile, le catture sono “quasi” assicurate (beh, non esageriamo), il pesce è di solito ben presente, il lancio non eccessivamente difficile.
Grazie a tutto questo, il Tuscia Fly Club ne fa tesoro e lo considera un po’ come la palestra “post-corso” dove portare i neofiti a far pratica ma non sono pochi i più “esperti” che lo frequentano assiduamente. Qui si trovano soprattutto cavedani (e che cavedani!) ma anche carpe, tinche, black bass, persici sole, lucci, barbi. Un po’ di tutto, insomma, ma sono i primi che danno le maggiori soddisfazioni praticamente tutto l’anno (compresi i picchi di freddo e di caldo) pur con le dovute eccezioni. E’ un tratto abbastanza frequentato, in particolare da pescatori alla passata che pasturano forse eccessivamente ma si trova quasi sempre spazio per tutti, Basta solo un pizzico di civiltà ed educazione.
Il livello dell’acqua è il vero problema: in condizioni normali la profondità arriva ad un metro ed anche più ma molto spesso, soprattutto a causa della scarsità delle piogge, rasenta il minimo vitale.
Il Lancio
Lanciare è relativamente facile: l’assenza totale di piante è tuttavia compensata dal parapetto che corre lungo tutta l’asta di fiume interessata e che spesso richiede lanci contromano (se si scende la corrente). Pescare a risalire significa percorrere il tratto fino alla fine del cemento senza pescare e quindi rivolgersi a monte (verso le sorgenti, rappresentate dal lago di Bolsena) posando l’artificiale in zona bollate o, in loro assenza, dove riteniamo di incocciare qualche esemplare, quasi sempre vicino alla sponda.
Lungo l’argine sono presenti rovi (fastidiosissimi!!!) e piante di sambuco e nella stagione della maturazione dei frutti sotto queste piante i pesci si radunano numerosi.
Al termine del “marciapiedino” inizia un’altra zona molto interessante ma difficile da raggiungere per via dei numerosissimi rovi. Il lancio è complicato e spesso si lascia qualche mosca a penzolare. Si può ovviare eseguendo un lancio “a serpentina” verso valle e poi lasciare scendere la mosca con la corrente, “dando filo” il più possibile. Il dragaggio non deve fare paura: spesso è la carta vincente e non crea troppi problemi.
La tecnica da usare
La tecnica più redditizia consiste nell’usare una imitazione di terrestrial (nera) galleggiante fatta sbattere con una certa forza. La competizione alimentare farà il resto e gli attacchi saranno rabbiosi e potenti. Non lesinate sul finale (ottimo uno 0,16) a meno di dover usare imitazioni di midge (succede… raramente ma succede) che non sarà molto lungo ma potente.
Funzionano anche le mosche sommerse e le ninfe, e non di rado anche piccoli streamer ma evitate di farli arrivare vicino al fondo perché l’idiozia umana e l’assenza di una volonta ecologista fanno sì che siano presenti numerosi ostacoli “umani” (detriti) e naturali (eccesso di proliferazione delle alghe).
E’ un’ottima alternativa al lago soprattutto quando spira il vento fastidioso: incanalato fra la strada e una azienda ittica risente relativamente poco delle raffiche di Eolo e permette di divertirsi anche in condizioni climatiche non ottimali.
Ovviamente, si può scendere la corrente oltre il marciapiedino, ma è necessario indossare i wader. Personalmente lo sconsiglio: c’è sempre il pericolo di ritrovarseli tagliati da qualche scarto metallico e poi si evita di disturbare eccessivamente l’ambiente. E’ il posto ideale per passare qualche ora in tranquillità con la certezza di trovarvi sempre pesce in totale leggerezza.
Un ultimo accorgimento: molto utile un guadino con manico lungo perché il livello dell’acqua si trova spesso ad almeno un metro dal marciapiede e saremo costretti a sollevare la nostra cattura tirandola su direttamente con il finale.
Quando volete andarci, ditecelo: sarà un piacere farvi compagnia.