La pesca a mosca in provincia di viterbo

Cappotto, ma giornata interessante

Lunedì c’è stato il (tentato) battesimo del fuoco. Con Osvaldo (il presidente del Club) ci eravamo accordati in settimana per andare a pesca lunedì e l’orario era già un programma: partiamo alle 13, ma “non devi avere limiti di tempo per il rientro”.

Il Programma

Nel corso della mattinata pago la tassa per ritirare il segna catture della regione Umbria, pregustando già di sciacquare la coda in Nera.

Purtroppo, le previsioni meterologiche non erano d’accordo con i nostri programmi e si prospettava un temporale in quelle zone. Così il Presidente ha attivato la sua rete di informatori sul territorio, capillarmente diffusi sul centro Italia.

Il Luogo

Evidentemente aveva percepito il mio entusiasmo all’idea di andare finalmente a salmonidi. Alla fine, abbiamo optato per il Velino, tra le Terme di Cotilia e Antrodoco.

“SPOILER”: non è uno di quei posti in cui farsi vanto di chissà quali catture. Lo dichiaro subito: come si dice in gergo, abbiamo cappottato.

La Giornata

Prima abbiamo provato il tratto No Kill, dove purtroppo un pesante intervento di rimozione della vegetazione aveva visibilmente intaccato l’equilibrio del fiume.

Dopo aver preso una buona mezz’ora di pioggia abbondante e aver lasciato qualche Bivisible attaccata ai rami, abbiamo deciso di spostarci a Borgo Velino. Appena parcheggiata la macchina, vediamo subito 1, 2, 3 bollate.

Ricomincia a piovere, ma a quel punto me ne sono a malapena accorto, vista l’adrenalina.

Scendiamo qualche centinaio di metri e peschiamo a risalire tutto il pomeriggio, ma purtroppo quella rimane l’unica attività vista nella giornata.

Ci spostiamo poco più a valle per tentare il coup du soir: io continuo a provare a secca, Osvaldo prova a battere tutte le profondità, ma purtroppo la notte sopraggiunge in un nulla di fatto. Ci cambiamo e partiamo al crepuscolo; poco dopo le 22 sono a Viterbo.

 

Conclusioni

Per quanto mi riguarda la mancanza di pesce è stata ampiamente compensata dalla nuova esperienza fatta. Un fiume radicalmente diverso dal Marta e dal Mignone che avevo visto fino ad ora.

È stato divertente cercare di lanciare in poca acqua corrente. Ho capito che non sono solo gli alberi a poter rendere difficile un lancio: i tappeti di vegetazione che crescono sulle sponde, bassi e fittissimi, sono un ottimo posto dove incagliare la mosca e intrigare coda e terminale.

È stato interessante vedere finalmente le effimere (poche, per carità) schiudere e dimenarsi sulla superficie dell’acqua prima di prendere il volo.

Sicuramente qualche cattura mi avrebbe fatto tornare molto più felice, ma è stata senza dubbio una giornata interessante e stimolante. Tanto dal punto di vista tecnico quanto naturalistico.

Penso che ne passerà di tempo prima che mi stufi di mettere alla prova quello che sto piano piano imparando e inizierò a preoccuparmi della mancanza di catture.

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