La pesca a mosca in provincia di viterbo

I “Sette Punti”

I “Sette punti” (della pesca a mosca), ma ce ne sono anche altri, ricorda un po’ “I Sette Samurai”: tutti insieme con una unica filosofia, il bushido (o “la via del guerriero”) un codice d’onore e di rispetto basato sui principi del dovere, delle lealtà e del coraggio, per certi aspetti simile allo spirito cavalleresco europeo; principi che non sfigurerebbe anche nella pesca a mosca.

Stiamo esagerando, ovviamente, ma mica tanto.

Diversi anni fa, una giovine e leggiadra fanciulla decise di entrare in questo pazzo mondo della pesca a mosca e chiese informazioni su come procedere per la costruzione delle mosche.

Le vennero date e lei, ubbidiente, si diede da fare da sola non avendo il tempo né la possibilità di frequentare i corsi che già in quel periodo tenevamo.

I risultati furono decisamente negativi, anzi peggio, ma non si scoraggiò e seguitò imperterrita. Purtroppo, per motivi di lavoro, fu costretta ad abbandonare il tutto e non sappiamo ad oggi se i suoi sforzi hanno prodotto risultati migliori.

Di questi scambi epistolari ce ne furono tanti, andati smarriti con il tempo, ma siamo riusciti a riesumare la parte finale che sono poi le considerazioni ed i suggerimenti che diamo a tutti quelli che decidono di entrare in questo fantastico mondo.

Ve le proponiamo, certi che per alcuni non saranno una novità ma che condensano, in poche righe, i concetti fondamentali della pesca a mosca, i motivi che la rendono una tecnica di pesca che NON è più difficile di altre bensì solo più complessa e completa, un’attività che condensa in sé stessa passione, dedizione, conoscenza e coerenza. In un amalgamato di cultura finalizzato al rispetto del pesce, dell’ambiente, delle tradizioni e dei “colleghi” pescatori. Senza scivoloni verso l’imbarbarimento che abbia come fine ultimo la cattura a tutti i costi: la pesca a mosca ha una sua filosofia, che mal si concilia con il numero delle catture o con l’autocelebrazione sui social.

I Sette Punti

  • Partiamo dal primo punto, che è un presupposto. Non sono solo le mosche più belle che prendono di più ma quelle che vengono lanciate meglio, soprattutto nel posto giusto e nel modo giusto. Capita spesso, infatti, che un mosca “perfetta” (ma esiste una mosca perfetta?; Ecco, qui siamo nel campo della filosofia della pesca a mosca….) non prenda e una volta passati ad un “catorcio” si facciano catture su catture.
  • Secondo punto: se vogliamo prendere la costruzione dal punto di vista “tradizionale” (ed è quello che consigliamo sempre) bisogna ricordarsi che esistono delle proporzioni, delle cosiddette ‘regole auree’ da rispettare. E qui siamo nel campo della teoria, che fa parte del corso.
  • Terzo punto: non è detto che una mosca fatta con tutti i crismi vada sempre bene. Spesso può capitare che una mosca non prenda fintato che è “perfetta” poi, per un qualsiasi motivo, si rompe un’ala, si srotola una piuma e… puff! Comincia a prendere. E qui siamo nel campo dell’imponderabile.
  • Quarto punto: dobbiamo sempre tenere presente che noi non conosciamo nulla – o quasi – di come e cosa veda un pesce. Esistono decine di teorie (e qui siamo nel campo della letteratura) che si disconfermano a vicenda.
  • Quinto punto: è molto più importante “come”, “dove” e soprattutto “perché” si posa una mosca rispetto alla mosca stessa (e siamo nel campo del lancio) e non è detto che il pesce sia sempre sulla riva opposta: molto spesso è proprio a due passi da noi… Un’acqua piatta ha delle zone di stazionamento del pesce differenti rispetto ad un tratto torrentizio. Un’acqua piatta è molto più difficile da affrontare per via del dragaggio della mosca, del riflesso del finale e tante altre componenti. In un’acqua piatta è più difficile (in assenza di bollate) capire dove trovare un pesce e soprattutto è più efficace una mosca ben fatta rispetto ad una “di fantasia” od una “un po’ così” (che è invece molto, ma molto più efficace in acqua turbolenta).
  • Sesto punto: tutto il fiume, e dico proprio tutto, contiene pesci. Non esistono zone di fiume (in lago è un’altra storia) in cui il pesce “non ci sta” (esclusi casi di inquinamento o morfologia particolare). Ogni punto del fiume può potenzialmente contenere un pesce (e qui siamo nel campo della teoria alieutica) e quindi non bisogna mai tralasciare nessun punto, per poco promettente od improbabile che sia.
  • Settimo ed ultimo punto: non esistono mosche “solo” per le trote o “solo” per i cavedani o “solo” per i temoli ecc. E’ un argomento molto controverso e complesso che ha la sua validità quasi solo in presenza di schiuse ben specifiche.

Conclusione

Chi vuole avvicinarsi alla costruzione di mosche artificiali ma teme di inoltrarsi in un campo minato non deve avere timore: superate le prime (poche ed inevitabili) difficoltà tutto filerà liscio ed i risultati non si faranno attendere.

Il consiglio migliore che ci sentiamo di offrire è quello di frequentare un club che organizzi incontri specifici sull’argomento, e quasi tutti li fanno. Scegliete quello più vicino a voi ed attenetevi scrupolosamente ai suggerimenti che vi vengono dati. Non badate ai risultati, soprattutto all’inizio. E non saltate da un modello ad un altro senza prima aver capito tutti i passaggi. E’ fondamentale.

Soprattutto, ANDATE A PESCA e non perdete tempo con i social: è il fiume il vero, unico, insostituibile maestro.

Post Scriptum

Veramente ci sarebbe un ottavo punto, ma che non includiamo nell’elenco perché è quello che sconfessa, contesta, ribalta, distrugge, contrasta tutti quelli precedenti. Perché, se non l’avete ancora capito, nella pesca a mosca tutto è l’opposto di tutto. Ed è proprio qui che sta il suo fascino.

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