Come recitava il sommo Ernest Hemingway: “Chiunque sa fare il pescatore, di maggio.”
Allora, quale migliore giornata, se non l’ultima del mese di maggio, per provare ad insidiare i veri Cavedani del Mignone!?
Io e Riccardo, il mio inseparabile compagno di avventure, organizziamo insieme ai nostri Amici del “Tuscia Fly Club”, Il Presidente Osvaldo e Massimo, una giornata di pesca a Mosca sul Mignone, per verificare le condizioni del fiume e la presenza dei Cavedani, dopo un lungo periodo di astinenza, causato dalle restrizioni Nazionali imposte dal Governo a causa del COVID-19, il Virus che ha messo in ginocchio l’intero pianeta.
Alle 8,30 di Domenica 31 Maggio, con Riccardo partiamo in direzione Viterbo con la mitica Suzuki Samurai, il viaggio scorre veloce, e per le 10:00 ci troviamo con il Presidente per un buon caffè, nella piazzetta di Vetralla.
Rintronati e tremolanti dopo un’ora e mezzo di asfalto sopra al “piccolo Panzer”, ripartiamo per raggiungere il punto previsto per l’appuntamento, dove il buon Massimo ci attende con il suo elaborato ed incattivito Vitara nero.
L’Avventura sta finalmente per cominciare, e dopo aver salutato Massimo, si parte con le due 4×4, in direzione del fiume.
Invece di quattro Amici che vanno a pescare, sembriamo dei fuoristradisti che sgommano nella campagna della Tuscia; il divertimento è tanto, perché per raggiungere il posto di pesca, attraversiamo un bel tratto in off road, affrontato senza problemi, grazie alle nostre “jeepette”.
Arrivati finalmente a Destinazione, comincia la parte più difficile: La Vestizione, che contraddistingue noi Pescatori a Mosca.
Come la scena di un film “Fantozziano”, tutti e quattro a bordo strada, in mutande e in un equilibrio precario, indossiamo i nostri waders sotto un sole cuocente.
Indossati anche i gilet, e impugnate le canne da mosca cominciamo la nostra discesa lungo il fresco ed arduo Mignone.
Dopo la polvere mangiata in fuoristrada, la vista del fiume, è idilliaca; il canto degli uccellini e l’acqua che scorre lentamente verso valle è un toccasana per rigenerare le nostre membra, assuefatte dal caos della Capitale.
Il posto è meraviglioso, proprio come piace a me: impervio e selvaggio; il livello dell’acqua non è altissimo, si possono scorgere le rocce ed i ciottoli sottostanti che affiorano sull’acqua, la visibilità sembra ottima, e riusciamo ad osservare bene il fondo.
Senza perderci in chiacchiere, ascoltiamo i suggerimenti del Presidente e di Massimo, montando all’estremità del terminale le imitazione di “terrestrial”, costruite da Osvaldo.
Cominciamo a risalire il fiume, e a suon di falsi lanci posiamo i nostri “terrestrial” sulla superficie dell’acqua, in attesa che qualche Cavedano si faccia vivo per mangiare il nostro artificiale, senza ardiglione. Non bisogna attendere molto che i giovani Cavedani assaltano le nostre esche secche, “sbattute” con veemenza sullo specchio d’acqua per invogliarli alla bollata, non essendoci la presenza di schiuse lungo il fiume.
Arrivano le prime catture per me e Riccardo, anche se le dimensioni dei Cavedani sono irrisorie, ma l’emozione è ugualmente alle stelle, essendo neofiti nella pesca a mosca, riuscire a far salire un pesce sull’imitazione secca è sempre bello e gratificante.
Il Presidente e Massimo si vede che hanno dalla loro l’esperienza, e non ci disturbano più di tanto quando con eleganza e maestria catturano anche loro i primi Cavedani.
E’ un piacere vederli lanciare, con estrema calma e movimenti aggraziati destreggiano in aria perfettamente la coda di topo, posando l’imitazione di “Terrestrial” nelle buche più impervie, sotto le fitte frasche della vegetazione a bordo fiume, e dietro le rocce più insidiose.
Sembrerebbe che il buon Hemingway avesse ragione, come per incanto i Cavedani bollano uno dietro l’altro sulle nostre esche, “guadinandoli” con facile scaltrezza.
Ma il bello della pesca e soprattutto quello della Pesca a Mosca, è che possiamo rilasciare le nostre catture, nelle miti acque del Mignone, grazie alle quali abbiamo potuto godere di attimi di enorme gioia e ricordi indelebili nel tempo.
Dopo esserci rifocillati con un veloce panino in uno scenario da cartolina, riprendiamo a risalire il fiume, attraversando sfondi che solo nei film ambientati nel “Nuovo Mondo” ho potuto ammirare.
Lungo il fiume incontreremo anche Alessio, un’altro Socio del Club, grazie al quale la mattina alle 6,30 avemmo il primo bollettino sulle acque del fiume.
Non solo il fiume diviene più bello, ma le catture cominciano ad essere interessanti e sempre più numerose.
Ho la fortuna insieme a Massimo di battere un paio di buche lungo l’argine sinistro del fiume, dove i Cavedani facevano a gara a chi dovesse bollare prima sulle nostre esche; abbiamo vissuto 10 minuti da sogno. Mentre Osvaldo e Riccardo un’ansa del fiume più avanti a noi, combattevano con Cavedani degni di rispetto, per le loro misure.
La sera non tarda ad arrivare, più che soddisfatti della nostra meravigliosa ed indimenticabile giornata, decidiamo di riporre gli spietati “terrestrial” nei nostri porta mosche e rientrare verso le Jeep.
Dopo esserci immortalati con una foto ricordo, ci spogliamo dei nostri goffi stivaloni, e riprendiamo il cammino verso l’Urbe.
Un ringraziamento a Osvaldo e Massimo ed un caro saluto a tutto il “Tuscia Fly Club”
Daniele