La pesca a mosca in provincia di viterbo

Ecologia comportamentale

L’ecologia comportamentale non è un tabù ma determinare con esattezza quali sono i diritti ed i doveri dei singoli è molto difficile perché le leggi possono essere oggetto di varie interpretazioni.

Un rilascio corretto implica delicatezza.

Nella pesca la situazione è ancora più caotica a causa di una sorprendente assenza di maturità alieutica. Quello che più meraviglia non è certamente l’ostinata convinzione in un certo metodo o di una certa tecnica.

Anzi, l’approfondimento e lo sfruttamento ottimale finalizzato allo sport(*)  (e non al numero delle catture) fa sicuramente onore a chi lo mette in atto.

Fa invece rabbrividire il pensiero che nonostante i vari interventi, gli interessamenti, gli studi, la divulgazione, la mentalità generale è rimasta tuttora ancorata ad un concetto di base: bisogna prelevare il pesce altrimenti non è pesca.

Anni fa ho avuto il piacere di tenere in una scuola media di provincia una “lezione” di ecologia legata alla pesca. Solo in un paio di casi mi sono trovato di fronte a domande “contrarie” alla pesca e comportamentali del tipo “Ma se non trattieni il pesce che cosa peschi a fare?” oppure “Il pesce allamato finisce pe rmorire per il semplice fatto che lo hai bucato”.

Non è stato semplice, all’inizio, far capire a questi giovani che non si pesca per portare a casa il pesce (che va sempre rimesso in acqua) ma per acquisire una sorta di appagamento interiore e che il pesce allamato correttamente (e non stressato nel recupero o mal manipolato) non subisce traumi irreversibili. Al termine dell’esposizione, tuttavia, la grande maggioranza dei ragazzi presenti annuiva, concorde.

I giovani

Tenuto conto della giovane età degli interlocutori, invece, la stragrande maggioranza delle domande che mi sono state poste ne ha dimostrato una notevole predisposizione al conservazionismo ed alla tutela ambientale.

Soprattutto, hanno evidenziato come i ragazzi – i pescatori di domani, non dimentichiamolo – considerino la pesca come “l’ utilizzo degli interessi e non del capitale”.

Inutile dire che la cosa mi ha fatto molto piacere soprattutto quando il discorso si è spostato sulle varie tecniche di pesca.

Appena fattane una breve panoramica molto generale, un ragazzino mi interrompe: “Ma allora la pesca a mosca è la migliore di tutte” dice candido candido.

Ho dovuto faticare non poco per convincere lui ed i suoi compagni del contrario sia perché non volevo sembrare di parte sia perché sono fermamente convinto che sarebbe stata una affermazione veramente azzardata.

Inutile forzare le scelte

Arrivare alla pesca a mosca in modo spontaneo vuol dire, infatti, aver recepito i messaggi provenienti da una pletora di componenti che, tutti insieme, rappresentano questo hobby.

Questo ragazzino aveva probabilmente recepito qualcuno di questi concetti ma non è possibile garantire la sua buona fede semplicemente perché si corre il rischio di giudicare in maniera superficiale.

Quello di cui si può essere certi e che è sulla buona strada così come lo erano, per quanto in maniera meno esplicita, i suoi compagni. Merito senza ombra di dubbio di un certo tipi di educazione scolastica tesa in questa direzione.

E ci tengo, in questo caso, a sottolineare “scolastica”. Facendo infatti una casistica del comportamento di questi ragazzi, e non solo di questo particolare istituto, ho potuto riscontrare come spesso sia in contrasto con i comportamenti dei genitori per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente.

Gara di pesca

Evoluzione in famiglia

Addirittura arrivano a criticare apertamente mamma o papà per un pacchetto di sigarette gettato dal finestrino dell’auto in corsa, per un pesce tenuto maldestramente nella mano o per un cestino di pesci portati a casa e poi regolarmente gettati nella spazzatura.

Giudizi di adolescenti che devono farci riflettere e, se del caso, farci tornare sui nostri passi.

Per noi pescatori non è più il tempo di dedicarsi esclusivamente ai discorsi tecnici, allo studio delle migliori pasture o del come arrivare a posare la mosca più lontano. Se è vero, come è vero, che il futuro e nelle mani dei nostri figli è proprio a loro che dobbiamo trasmettere la nostra fiducia e la nostra speranza.

Per far ciò dobbiamo impegnarci tutti indipendentemente dal credo, dalle idee, dalle preferenze. Dobbiamo continuare, se non addirittura iniziare, a discutere apertamente fra di noi senza remore né rivalità di nessun genere tenendo ben presente che il nostro scopo è, e dovrà sempre essere, quello di arrivare, un giorno, a pescare correttamente nel rispetto di un ambiente in cui sia possibile ritrovare ancora quello che noi, come padri, abbiamo già perso per i propri figli.

Per far ciò, non è assolutamente necessario (sarebbe ipocrita affermare il contrario) essere pescatori a mosca. Sicuramente nei discorsi di ciascuno di noi traspare in maniera molto evidente la propria filosofia e tendenza alieutica ma non per questo si deve perdere di vista lo scopo collettivo.

Certo, il pescatore a mosca ha il grosso vantaggio di interessarsi forse più di altri ed in modo più approfondito dei problemi ambientali legati ai corsi d’acqua. E di conseguenza appare agli occhi dei più come il depositario – denigrato e denigrabile – del sapere. Ma non è affatto così. Quale che sia la tecnica e l’esca utilizzata lo spirito può essere identico. Sta a noi esternarlo nel migliore di modi.

 

 

(*) definizione ormai di uso comune ma del tutto errata.

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