La pesca a mosca in provincia di viterbo

Apertura 2024: rito o ipocrisia?

Apertura 2024: rito o ipocrisia?

 Sono passati quasi 35 anni da quando GreenTime (Rivista di Bologna che in quel periodo si occupava anche di pesca) pubblicò questo articolo nel 1989. In quel periodo il nokill ed i barbless hook stavano muovendo i primi passi e chi li usava era visto come un marziano. Contrariamente alle aspettative, oggi non è affatto obsoleto. Lo ripropongo, dunque, ben conscio del fatto che deve essere recepito con la dovuta contestualizzazione. Buona lettura!

—**—

Ed eccoci, nuovamente, al consueto appuntamento. La grande sarabanda ha inizio: si apre la pesca alla trota. Per noi moscaioli la stagione vera comincia un po’ più in là nel tempo, e la data dell’apertura ci serve soprattutto per… scaldarci i muscoli, per dare una controllatina generale a tutta l’attrezzatura, per prepararci “psicologicamente” alle battaglie future. Anche se non è detto che il giorno dell’apertura debba essere obbligatoriamente negativo, non può essere certo paragonato con altri periodi dell’anno più propizi e che ci regaleranno emozioni più vive e durature.

Suggerimenti

In teoria, in un articolo di “apertura” si dovrebbe parlare di tecnologie e di consigli adatti a questo periodo dell’anno. Ma che dire di più di quanto ormai da sempre viene detto e ripetuto in questa occasione e che sa tanto di trito e ritrito? Sono ben pochi ormai i pescatori a mosca che non sanno come comportarsi il giorno dell’apertura: ore centrali per evitare la calca inevitabile, pescare prevalentemente sotto la superficie e con esche non microscopiche per invogliare le già stordite iridee (è ben raro catturare una fario selvatica in questo fatidico giorno!), stare comunque pronti a fare fronte ad una sempre possibile schiusa (solitamente di Olive) nelle ore più centrali… sono nozioni che ormai sappiamo a memoria.

E’ forse meglio prendere in considerazione il giorno dell’apertura come un momento più morale che materiale, un istante in cui fare proponimenti ed impegnarsi a mantenerli. E’ importante rendersi conto che il tutto dipende da noi – non solo dai moscaioli ma dai pescatori tutti – e che siamo solo noi la causa delle nostre colpe.

Nella pesca, così come nelle altre attività umane, il comportamento è dettato da regole che non sempre sono scritte. Così come non sta scritto da nessuna parte che si deve rispetto agli altri pescatori che ci hanno preceduto o che si incontrano risalendo il corso d’acqua oppure al fiume, ai pesci ed a tutto l’ambiente che ci circonda. Non sta scritto, ma quanta verità!

 Una buona idea

Perché per esempio non iniziare la stagione con il proponimento di usare mosche senza ardiglione? E’ il primo passo per arrivare ad una scelta di comportamento etico che molti di noi moscaioli non hanno ancora fatto ma che proprio noi dovremmo invece portare come vessillo.

Se invece riteniamo che eliminando l’ardiglione non facciamo che complicarci la vita perché aumentano i rischi di perdita dei pesci ferrati (ma chi può ammetterlo, con sincerità?) proponiamoci di lasciare comunque andare il numero maggiore delle catture effettuate nell’arco della stagione. A mosca, lo sappiamo, è quasi sempre possibile farlo riducendo al minimo i danni al pesce. O, scendendo ancora, di prendere in considerazione solo catture oltre una certa misura, ben al di sopra di quella stabilita per legge. Ed ancora: liberando tutti i pesci pescati.

Rispetto non solo per il pesce.

Il rispetto dell’ambiente, però, non è legato al fiume ed alle catture. Più semplicemente vuol dire evitare, dove possibile, di entrare in acqua, non lasciare in giro carta e sacchetti vuoti e via discorrendo. La pesca a mosca è bella anche perché evita il fastidio di portarsi appresso scatoline e barattolini che inevitabilmente vengono lasciati sul greto del fiume. Non roviniamo tutto con una semplice lattina di Coca-Cola.

Scelte

La scelta del posto ha un’importanza notevole se si vuole avere la speranza, seppure minima, di ben riuscire con la mosca, soprattutto in apertura. I casi sono due:

1) andiamo in quei torrenti dove vano tutti, superaffollati ma (almeno in teoria) dotati di pesci di allevamento (le classiche trote-pollo e quindi più propense ad abboccare se non altro perché sono… tante). Qui con molta, ma molta fortuna, riusciremo a vedere qualche cosa, soprattutto nelle ore centrali della giornata, quando ormai molti pescatori sono andati a mangiare

2) Andiamo in quei posti lontani ed inospitali, difficili da raggiungere e che conosciamo solo noi (o almeno cosi crediamo). Qui godremo quasi certamente di un po’ di pace ma ci troveremo in un ambiente ancora inadatto per la pesca a mosca, troppo freddo, forse con un bel po’ di neve (anticicloni permettendo!) e sicuramente con acqua gelida. Le trote, qui, faranno fatica a salire su un artificiale anche se ben presentato e l’unica speranza è di tentarle con un bello streamer. Con risultati quasi sempre scadenti.

Alternative

Ci sono altre due alternative: starsene a casa propria a fare mosche ed a fantasticare sulle calde giornate che sicuramente verranno (opzione più razionale) o prendere la scusa dell’apertura per andare a fare una gita all’aria aperta, fingendo di non vedere la calca, i grovigli di lenze, la selva di canne lungo gli argini ed invece di portare a spasso il cane, si porta a spasso la canna.

I vantaggi ci sono: si prende aria buona, la prima della stagione, si osserva la natura e se ne traggono quelle informazioni che a noi pescatori a mosca servono come l’aria e si rispetta la tradizione dell’uscita dell’apertura.

La pesca a mosca è fatta anche di queste cose e non solo di mosche, di code di topo e di lanci smisurati. E’ fatta di rispetto per l’ambiente, per la natura, per le nostre prede e per noi stessi.

Questi sono argomenti che bisogna sviluppare e divulgare. Pur continuando a parlare di mosche, di code di topo e di lanci smisurati e, perché no?, di pesci.

(1989)

Accesso al sito

Effettua l’accesso per visualizzare i contenuti a te dedicati